Da Gelo a Gelo (Opera in 100 Scene e 65 Poesie)

Salvatore Sciarrino: Da Gelo a Gelo (2006)

Salvatore Sciarrino (*1947): Da Gelo a Gelo, Opera in 100 Scene e 65 Poesie, con Libretto basato sul diario della poetessa Izumi Shikibu (2006).

Izumi: Anna Radziejewska, Soprano
La nutrice del principe/ la cameriera di Izumi: Ulrike Mayer, Mezzo-Soprano
Il paggio di Izumi: Felix Uehlein, Contraltino
Il paggio del principe: Michael Hofmeister, Controtenore
Il principe: Otto Katzameier, Baritono

Radio-Sinfonieorchester Stuttgart del SWR diretta da Tito Ceccherini.

Registrato live il 23 maggio 2006 a Schwetzingen.

Da gelo a gelo è liberamente tratto dal Diario (Noshi) di Izumi Shikibu. Questo fu redatto tra il 1002 e il 1003 d.C. ed è l’unica sua opera in prosa. L’autrice viene considerata la più grande poetessa del Giappone, di lei restano sette volumi di poesia. Nacque nel 974, si sposò ed ebbe una figlia, poetessa anche lei. Si separò poco dopo e divenne l’amante del principe Tametaka. Nel 1002 il principe morì: il Diario tratta di una nuova relazione, con il principe Atsumichi (Sochi no Miya, il nome sotto cui è adombrato).
Il libro s’interrompe quando la relazione cessa di essere segreta e Izumi va a vivere nel palazzo del principe. Si sa, e non se ne spiega il motivo, che lo scandalo fosse tale da costringerla ad andarsene e a separarsi dal suo amante.
Nel 1005 si sposò con il Governatore del Tango. Tre anni dopo fu chiamata dalla regina Akiko alla corte di Kyoto, dove già si trovava Murasaki, la più celebre prosatrice giapponese.
Dove finisce il Diario di Izumi s’interrompe pure Da gelo a gelo, ma l’intera vicenda
ha acquistato un’autonomia propria. La psicologia dei personaggi, anzitutto, viene ritagliata entro una rapida successione di scene brevissime; tali inquadrature obbligate formano una campionatura dei comportamenti e del tempo, introducendo anche una dimensione ecologicache ci fa attenti al mutare delle stagioni.
Così Da gelo a gelo richiama un’idea circolare, il ritorno della stagione fredda portata dallo stillicidio dei giorni: quelli della solitudine forzata, dell’attesa, dell’abbandono.
E certo allude, il titolo, ad altro gelo, all’estenuarsi di una relazione che non si dischiude.
Una storia senza storia, priva di avvenimenti sconvolgenti come, in una prospettiva ravvicinata, è il quotidiano di ciascuno di noi. Una falsa quiete, tessuta di indecisione, sotterfugi, tristezza, e dell’instabilità di chi non sa dove nascondersi. Uscire di casa insieme diviene un evento traumatico; cambiare dimora diviene un esito epocale e l’inizio, forse, di una nuova incertezza. Restiamo in attesa di conflitti che sembrano sul punto di giungere.
Le contraddizioni della coppia stridono nell’avvicendarsi sfasato degli umori; quasi mai l’azione dell’uno corrisponde alle aspettative dell’altro, anzi sembra giungere a capriccio, per provocare una reazione. Reciproche le disattenzioni.
Il Principe corteggia Izumi prematuramente, durante lo sbandamento provocato in lei dal recente lutto; poi insiste affinché lei venga a stare nel suo palazzo, senza riflettere sulle eventuali conseguenze. Egli subisce passivamente la nutrice che lo spinge, se a buon consiglio o per intrigo non sappiamo.
Dall’altra parte sta la sensibilità di Izumi, la sua paura in sottofondo di non essere compresa (tipica degli artisti) che la portano a eccessi di tensione, ad assenze crudeli, a reazioni venate da disprezzo. Tuttavia il Principe mostra ripetutamente di apprezzare la poesia dell’amante. Da notare la scena in cui se ne va via cantando una canzone inviata da lei tempo prima (ed è particolare di mia invenzione).
Dell’originale Diario di Izumi colpisce la sovrabbondante natura epistolare della relazione amorosa e da lì sono partito.
Sono assai trasfigurate rispetto all’originale le poesie, in qualche caso ne è stato modificato il soggetto. Una complessa strategia ha regolato la qualità dei versi durante lo svolgersi dell’opera, perché la forza dell’ispirazione di Izumi fosse manifesta. Ho deciso che verso la fine il Principe smettesse di inviare versi e mandasse semplici biglietti, mentre Izumi resta poetessa sino in fondo.
(Salvatore Sciarrino dal Libretto dell’Opera)

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Poetry of Izumi Shikibu
A page 2nd collected works of Izumi Shikibu 12th century
刈藻かき臥猪の床のゐを安み
さこそねざらめ斯らずもがな
karu mo kaki fusu wi no toko no wi wo yasumi sa koso nezarame kakarazu mo gana
loosely: Trampling the dry grass the wild boar makes his bed, and sleeps. I would not sleep so soundly even were I without these feelings.
(Goshūi Wakashū 14:821)

黒髪のみだれも知らず打臥せば
まづかきやりし人ぞ戀しき
kurokami no midaremo shirazu uchifuseba madzu kakiyarishi hito zo kohishiki
loosely: My black hair is unkempt; unconcerned, he lies down and first gently smooths it, my darling!
(Goshūi Wakashū 13:755)

長閑なる折こそなけれ花を思ふ心の
うちに風はふかねど
nodoka naru ori koso nakere hana wo omou kokoro no uchi ni kaze wa fukanedo
loosely: « There is not even a moment of calmness. In the heart that loves the blossoms, the wind is already blowing. »
([1])

A large number of her poems are poems of lamentation (哀傷歌 aishō no uta?). A few examples, first to Tametaka:
亡人のくる夜ときけど君もなし
我が住む宿や魂無きの里
naki hito no kuru yo to kikedo kimi mo nashi wa ga sumu yado ya tamanaki no sato
loosely: They say the dead return tonight, but you are not here. Is my dwelling truly a house without spirit?
(Goshūi Wakashū 10:575)

Upon seeing her daughter Koshikibu no Naishi’s name on her Imperial robes she received after her death:

諸共に苔のしたには朽ちずして
埋もれぬ名をみるぞ悲しき
morotomo ni koke no shita ni ha kuchizu shite udzumorenu na wo miru zo kanashiki
loosely: Beneath the moss, imperishable, her name of high renown: seeing it is a great sadness.
(Kin’yō Wakashū 10:620)